“L’IA ci rende stupidi?”
Questa è la domanda che ha acceso il confronto al Next Generation AI di Napoli, dove Enrica Sabatini (PhD in Scienze dell’Educazione e co-founder di Camelot) ha portato una riflessione profonda su come le tecnologie digitali stiano cambiando la mente dei più giovani e su come sia possibile contrastare questa deriva attraverso la scuola e il dibattito regolamentato.
- Adolescenti e intelligenza artificiale: un rapporto complesso
- Come l’IA influenza il pensiero critico e le decisioni dei giovani
- La mente simulativa e il potere dell’IA
- La risposta educativa: il Debate come palestra di pensiero
- Camelot for Debate: la tecnologia buona per educare alla consapevolezza
- Conclusione: l’IA ci rende stupidi?
Adolescenti e intelligenza artificiale: un rapporto complesso
Un’indagine condotta su 1007 studenti italiani tra i 16 e i 18 anni rivela un dato impressionante: il 97% utilizza strumenti di intelligenza artificiale, e oltre la metà li usa ogni settimana. ChatGPT, in particolare, è entrato stabilmente nella quotidianità dei ragazzi: il 75% lo usa per scrivere o fare progetti, il 76% per fare ricerche e il 42% per imparare.
Ma se da un lato l’IA rappresenta un alleato per l’apprendimento, dall’altro cominciano a emergere segnali d’allarme: diversi studi mostrano come l’eccessiva delega cognitiva (“offloading”) possa ridurre la capacità di pensare criticamente, soprattutto tra i 17 e i 25 anni.
Sapere che un consiglio proviene da un’IA tende ad aumentare la fiducia cieca, anche quando quel consiglio è sbagliato. Si parla così di “overreliance”, ovvero dipendenza cognitiva.
Nel lungo periodo, questo porta a una forma di “debito cognitivo", ossia la condizione in cui la mente risparmia sforzo cognitivo nel breve periodo delegando ragionamento, memoria o decisioni a uno strumento esterno (come un’IA), ma con una conseguenza a lungo termine, ossia riducendo l’attività cerebrale prefrontale coinvolta nel ragionamento critico, nella pianificazione e nel controllo cognitivo.
Come l’IA influenza il pensiero critico e le decisioni dei giovani
Ogni giorno prendiamo circa 35.000 decisioni. Per farlo, il nostro cervello usa scorciatoie mentali, le euristiche, che però possono trasformarsi in bias cognitivi, ovvero errori sistematici di giudizio.
Dal pregiudizio di conferma (cercare solo ciò che ci dà ragione) al bias di conformismo (seguire il gruppo per sentirsi accettati), fino all’effetto Pigmalione (il modo in cui vediamo qualcuno ne influenza davvero le prestazioni), la nostra mente è costellata di distorsioni che l’intelligenza artificiale può sfruttare a proprio vantaggio.
Gli algoritmi, infatti, si nutrono dei nostri bias: ci mostrano contenuti che confermano le nostre convinzioni, rinforzano polarizzazioni e catturano la nostra attenzione.
L’era dell’AI è stata definita “la forma più standardizzata di controllo attenzionale della storia umana”, tanto da definire un vero cambiamento cognitivo: una nostra predisposizione a decisioni più impulsive e sempre meno ponderate.
Nel cervello dei ragazzi, la ricerca di gratificazione immediata, la spinta emotiva e l’influenza dei pari dominano sui processi di autocontrollo e valutazione a lungo termine. È per questo che un “mi piace” su TikTok è così rilevante. L’influenza degli influencer non è un caso: è neuroscienza applicata.
La mente simulativa e il potere dell’IA
Durante l’adolescenza si sviluppa anche la teoria della mente: la capacità di capire che gli altri hanno pensieri e intenzioni diversi dai nostri. È una conquista cognitiva che rende possibile empatia, comunicazione complessa e ironia.
Alla base di questo processo ci sono i neuroni specchio, scoperti negli anni ’90 a Parma, che si attivano quando osserviamo un’azione altrui. Simuliamo dentro di noi l’azione, le emozioni e le intenzioni dell’altro: è la radice dell’apprendimento per imitazione e della connessione sociale.
Proprio per questo l’IA può esercitare un potere così profondo su di noi: la nostra mente tende ad attribuire intenzionalità anche a ciò che umano non è.
Quando diciamo “Alexa è gentile” o “il robot è pigro”, stiamo proiettando schemi mentali umani su entità artificiali. E più l’IA simula l’intenzionalità, più conquista la nostra fiducia.
Come ha osservato Sabatini, “l’IA non ha una mente, ma può simulare di averla. E per manipolare la nostra mente simulativa, questo è più che sufficiente.”
La risposta educativa: il Debate come palestra di pensiero
Di fronte a queste trasformazioni cognitive, la risposta non può essere solo tecnologica, ma educativa. È qui che entra in gioco Camelot for Debate, una piattaforma che unisce la solidità del Debate, metodologia didattica consolidata in ambito internazionale, con l’intelligenza artificiale generativa.
Il Debate è un confronto regolamentato tra due squadre che difendono posizioni opposte su un tema, rispettando tempi, ruoli e argomentazioni. Non si tratta di una discussione libera, ma di un vero allenamento cognitivo: per argomentare, ascoltare e confutare bisogna sospendere le risposte automatiche, ragionare, comprendere il punto di vista dell’altro.
In altre parole, il Debate potenzia la stessa area cerebrale che l’IA tende ad “addormentare”: la corteccia prefrontale.
Ecco perché il Debate è oggi una delle metodologie più diffuse nelle scuole italiane: il 61% degli istituti del secondo ciclo e il 41% del primo lo hanno inserito tra le pratiche di apprendimento innovativo, e oltre 400 scuole fanno parte della Rete We Debate e 1500 studenti partecipano ai Campionati Nazionali di Debate riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione come competizioni di eccellenza.
Camelot for Debate: la tecnologia buona per educare alla consapevolezza
Camelot for Debate nasce per potenziare questa esperienza.
La piattaforma consente agli istituti scolastici di creare, moderare e valutare dibattiti regolamentati in presenza, a distanza o in forma ibrida.
Attraverso un sistema SaaS sicuro e scalabile, gli insegnanti possono impostare le Debate Room, assegnare ruoli, monitorare i tempi, documentare gli interventi e ricevere report automatici sull’intero processo.
L’IA integrata non sostituisce il docente, ma lo supporta: trascrive gli interventi, analizza argomentazioni, confutazioni e bias cognitivi, e restituisce una mappa dettagliata dei ragionamenti emersi.
Questo permette di:
- attivare riflessioni metacognitive (“Perché ho scelto questa argomentazione?” “Dove ho cercato conferme?”);
- personalizzare l’apprendimento, riconoscendo stili argomentativi diversi;
- promuovere consapevolezza etica e cognitiva nell’uso delle informazioni e dei linguaggi digitali.
Con Camelot for Debate, l’IA diventa finalmente una tecnologia buona: non uno strumento che sostituisce il pensiero, ma che lo stimola, lo misura e lo rende visibile.
Conclusione: l’IA ci rende stupidi?
Alla fine del suo intervento, Sabatini ha risposto così alla domanda iniziale:
“Sì, l’IA ci rende stupidi, ma solo se glielo permettiamo. Il rischio dell’intelligenza artificiale non è che pensi al posto nostro, ma che ci persuada che è giusto farlo”
La sfida del futuro, per studenti, insegnanti e innovatori, è ricordare ogni giorno l’unicità dell’essere umano.
Questo articolo si basa sul discorso tenuto da Enrica Sabatini all’evento Next Generation AI (Napoli, 10 ottobre 2025).
Scopri di più su come portare Camelot for Debate nella tua scuola visitando camelot.vote/debate
Domande frequenti
Il pensiero critico aiuta gli studenti a ragionare in modo autonomo, distinguere fatti da opinioni e prendere decisioni consapevoli, competenze fondamentali nell’era digitale.
L’uso eccessivo dell’IA può ridurre l’attenzione e la capacità di analisi autonoma. Educare all’uso consapevole degli strumenti digitali è essenziale per evitare dipendenze cognitive.
Il Debate è un confronto regolamentato tra due squadre che discutono posizioni opposte su un tema, rispettando tempi, ruoli e argomentazioni basate su fonti affidabili.
Il Debate potenzia pensiero critico, argomentazione, ascolto attivo, empatia, capacità di parlare in pubblico e cittadinanza attiva, competenze chiave per la vita e il lavoro.
È una piattaforma digitale che integra la metodologia del Debate con l’intelligenza artificiale, aiutando docenti e studenti a creare, gestire e analizzare dibattiti in modo guidato e sicuro.
L’IA analizza le argomentazioni, rileva bias cognitivi e suggerisce spunti di riflessione, supportando il docente nel promuovere un apprendimento metacognitivo e personalizzato.
La piattaforma si integra con percorsi di Educazione Civica, PCTO, orientamento, progetti di sostenibilità e attività di public speaking.
Puoi scoprire di più sulla piattaforma e sulle sue applicazioni educative visitando camelot.vote/debate